Biografia di Matteo Boato

Trento - Italia, 06.10.1971
Si diploma nel 1992 in chitarra classica.
Nel 1997 si laurea in ingegneria civile.
Nel 1998 consegue il “diploma di architettura bioecologica” (HSA di Torino).
Ha scelto la via della pittura.


Esposizioni personali

06.12.2007 – 06.01.2008 “Il Cerchio”, Café Livre, Modena.
27.07 – 05.08.2007 “Le Case Danzanti”; Tabià Casa Jellici; Tesero (Trento).
09.06 - 30.06.2007 “Case in Cammino”; Galleria Civica, Piazza Maggiore, Feltre (Belluno).
16.05 – 30.06.2007 “Letture del campo”; Galleria NeoGeo; Milano.
09.01 – 31.03.2007 “Matteo Boato, 2001-2006”; Grand Hotel Trento; Trento.
23.09 – 06.10.2006 “Grand Tour d’Italie”; Galleria Capricorno; Vigevano (Pavia).
12.09 – 01.10.2006 “Case in cammino”; Sala Klien; Borgo V. (Trento); org: Comune di Borgo.
12.08 – 19.08.2006 “Insogno”; Sala Maier; Pergine V., (Trento).
30.03 – 30.04.2006 “Grand Tour d’Italie”; Galleria Lazzaro by Corsi, Milano.
14.01 - 28.01.2006 La Cittadella - Galleria d’Arte, Alessandria.
18.11.2005 - 10.01.2006 “Matteo Boato, 2001 - 2005”; Università degli Studi di Trento, Molino Vittoria, Trento.
02.05 - 05.06.2005 “Le Case Danzanti”; Sala della Tromba, Trento.
29.11.2004 - 02.01.2005 “Dancing Houses” (Le Case Danzanti), Phoenix Cinema Gallery, Londra (GB).
07.09 - 30.10.2004 “Il corpo, il bosco e il campo”, Castel Noarna, Nogaredo (Trento).
06.03 - 12 .04.2004 “Le case Danzanti”, Museo al Santo, Padova.
13.01 - 23.01.2004 “Le voci degli strumenti”; Centro Civico Las Columnas, Siviglia (E).
28.01- 11.03.2003 “The Dancing Houses”; The Byre Theatre, St. Andrews (GB).
23.11 - 11.12.2002 “Le case danzanti”; Galleria Duomo, Verona.
14.09 - 12.10.2002 “Case in cammino”; D.A.G. Design Art Gallery, Biancade (Treviso).
03.08 - 09 .08.2002 “La Piazza”; Sala Maier, Pergine Valsugana (Trento).
14.06 - 27.06.2002 “Case in cammino”; Galleria civica G. Craffonara, Riva del Garda (Trento).
06.2002 allestimento permanente con quaranta lavori del Centro Visitatori del Parco Naturale Paneveggio e Pale di S. Martino; Tonadico (Trento).
11.05 - 02.06.2002 “Le case danzanti”; Centro d’Arte e Cultura Brolo, Mogliano Veneto (Treviso).
16.11 - 29.11.2001 “Il cerchio”; Centro Polifunzionale - Università di Trento, Trento.
12.07 - 18.07.2001 “Le case danzanti”; Galleria La Fonte, Caldonazzo (Trento).
09.1999 - 01.2000 “Himmel aus daecher” (Cielo di Tetti); Art Cafe, Berlino (D).


Esposizioni collettive

29.09 – 14.10.2007 “Premio Borlotti Imbersago - 2007 – Finalisti”; Imbersago (Bergamo).
20.07 – 02.09.2007 “Idea della Montagna”, Folgaria, Trento
23.06 – 30.06.2007 “V Premio d’Arte Donato Frisia - Finalisti”; Merate (Bergamo).
03.12 - 18.12.2005 "Venezia", Galleria Vetro & Arte, Venezia.
01.10 - 23.10.2005 "Die Große Südliche 2005”, Kulturgemeinschaft Oberallgäu e.V., Sonthoven (D).
10.09 – 09.10.2005 “3° Premio Internazionale d’Arte Pavia – Giovane Arte Europea”; Castello Visconteo, Pavia.
04.04 - 11.04.2005 Galleria La Telaccia, Torino.
16.06 - 17.07.2004 “Illa d’Art”, Galleria “Safia”, Barcellona (E).
05.2004 Mullan Gallery, Belfast (UK).
06.01 - 13.01.2004 Great Expectation Gallery, Londra (GB).
18.09 - 08.10.2003 “Situazioni Trentino Arte 2003”; MART, Rovereto (Trento).
08 09 - 28.10.2003 ArteTrentina del ‘900”; Palazzo Trentini, Trento.
21.05 - 21.06.2003 “Tra un tempo che si sfalda e uno che nasce”; Spazio Foyer, auditorium, MART (Rovereto).
15.03 - 10.04.2003 Forma Aktua, Groeningen (NL).
21.12 - 22.12.2002 Galleria Sekanina; Ferrara.
25.11 - 30.11.2002 Galerie Stuwertinum, Università di Dresda, Dresda (D).
23.11.2002 - 15.01.2003 “Hipermercart”, Sala Vinçon, Barcellona (E).
17.06 - 03.09.2002 galleria Arteries, Glasgow (GB).
10.05 - 12.06.2002 Gold Gallery, Edimburgo (GB).
09.03.2002 convegno “Orizzonti verticali”; Pal. Lodron B., Caderzone (Trento).


Concorsi ed altro

07.07.2007 cura scenografia e immagine della “la Notte Bianca” a Pergine V., Trento.
05 – 11.2007 coordina con Chiara Campana e Sonia Lunardelli i laboratori “ArtinMotion project”; Trento.
05.2007 selezionato tra i finalisti del “V° Premio d’Arte Donato Frisia”, Merate.
10.2006 collabora alla scenografia del tour italiano “Tutti Qui” di Claudio Baglioni.
09.2006 pubblica catalogo “Le Case in Cammino”; testo B. Neroni.
09.2005 pubblica la monografia “Matteo Boato: 2001 – 2005”; testo di D. Montalto.
09.2005 vince il concorso indetto dal comune di Mezzano per la realizzazione di un’opera d’arte per la Scuola Materna di Mezzano.
07.2005 vince il concorso indetto dalla Azienda Provinciale per i Servizi Sanitari di Trento per la realizzazione di un’opera d’arte per il Presidio Ospedaliero di Borgo Valsugana (Trento).
10.2004 partecipa alla selezione finale del “Premio Arte 2004” (mensile Arte).
05.2003 vince il concorso indetto dalla Provincia Autonoma di Trento per la realizzazione di un’opera d’arte per il Nuovo Polo Scolastico di Pergine Valsugana (Trento).
04.08 - 30.08.2003 stage di scenografia “Berg- Werke II”; con Rosalie; SommerAkademie 2003, Salzburg (A).
03.2003 illustra la guida “Il Parco Nazionale delle Foreste Casentinesi” per Giunti - Casa Editrice (Firenze).


Critica

LA DANZA DEI COLORI
VISIONARIETA´ E FORMA NELLA PITTURA DI MATTEO BOATO

Matteo Boato appartiene indubbiamente, a dispetto dell´ancor giovane età, alla ristrettissima pleiade dei pittori di razza: quelli segnati dall´oltranza figurativa e dall´urgenza di verità interiore, quell´urgenza che sposta il focus dell´arte dalla banale vanità dei modi correnti alla ricerca dell´identità personale, alla meditazione delle vere affinità elettive. Le sue opere rifuggono dall´ovvio, documentando con accenti riconoscibili e singolari una connivenza con la vita e le sue gioie, con gli affetti, col sentimento delle cose, quelle lievi e quelle grevi, com´è nella natura umana.

Boato, formidabile disegnatore, persegue una sua singolare poetica della matericità, calcolando attentamente l´equilibrio compositivo del quadro, cercando di valorizzare al massimo le caratteristiche sensoriali delle superfici e della materia-colore, esaltandone le potenzialità psicoenergetiche ed evocative. In una storia dell´arte contemporanea fatta di volgarizzazioni e di semplificazioni Boato pone, con perentorio e persino irridente candore, l´imbarazzante questione della vitalità poetante del linguaggio-pittura e di una figuratività sorgiva, autenticamente visionaria, non succube né artificialmente replicante della fotografia, della moda, della pubblicità, dei new media.

Da buon trentino, Boato è uomo-artista fatalmente di frontiera, nonché pluriligue. Il suo è un vocabolario internazionale, frutto della permeabilità e dell´incontro dei linguaggi. Boato è tutto fuorché un pittore vernacolare: la sua casa è l´Europa, il suo tempo è lo zeitgeist, lo spirito dell´epoca.

Boato rifiuta di perdersi nel labirinto delle autodefinizioni teoriche, nel cifrario delle convenzioni terminologiche, preferendo il sereno, concreto, quotidiano, ininterrotto dialogo col colore, il quale è irriducibile a tesi estetiche o a categorie ideologiche. Un colore, il suo, che partendo da materia grezza guadagna lentamente consistenza, peso, spessore, aggetto, ma sempre secondo le necessità dell´assieme; dove i vissuti e i riferimenti naturalistici o di cronaca presi dal mondo esterno - dai viaggi, dai luoghi familiari, dalla presenza fisica e carnale della sua donna - vengono sempre piegati a una composizione rigorosa, fatta di partizioni, di campiture, di aree cromatiche geometrizzanti, tarsìe ottiche che manifestano la sottomissione della pittura a una griglia, a un reticolo di relazioni strutturali, di rapporti, di significanze mentali. Boato ama la materia, ma privilegia - sulla rapidità e sull´istinto - la premeditazione dell´ordito pittorico: il suo è un rapporto contemplativo con la pittura e con il lascito culturale del passato, a partire dall´amato Schiele. Splendida e colorata, la pittura di Boato documenta una pulsione vitalistica, una felicità e plenitudine dell´esistere.

A suo modo, quella di Boato è una visionarietà estrema, che travolge e stravolge i canoni ordinari di rappresentazione della realtà. Il suo è un mondo privato del baricentro, delle coordinate cartesiane tipiche della rappresentazione e della verosimiglianza, più contiguo invece all´accensione psichica dell´espressionismo storico, del cui retaggio Boato rigetta le letture banalizzanti, gli scimmiottamenti oggi contrabbandati come nuovo verbo figurativo. Il suo lavoro enuncia la volontà di privilegiare la stenografia del segno, la scrittura grafica del colore, il lavorìo all´interno del binomio gesto-materia. Nei suoi lavori visivamente sontuosi ma non ridondanti, giocati sulle cromìe del nero, del rosso, del giallo, dell´arancione, dell´ocra, la matrice emozionale dell´espressionismo mitteleuropeo rilascia le sue linfe in dosi controllate, quasi millesimate, sotto la vigile regìa di un occhio capace di contaminare quegli echi con altre suggestioni, per esempio col primitivismo selvaggio dell´Art Brut, col graffitismo urbano americano, con certa iconografia etnica delle culture nere d´Africa. Artista dotato e coltissimo, sensibile e gentile, Boato aggiorna una lezione epocale restituendole enfasi poetica e visiva, grazie a una gestualità ricca e duttile che risolve la polarità platonica materia-forma all´interno di un codice semantico originale di pittura nuovissima e opulenta, definendo un inedito spazio percettivo ed emotivo, qualcosa di inatteso e sorprendente, un´entità esecutiva peculiare organizzata in trama fitta.

Il suo è un narrare simbolico, lirico e fiabesco le cui radici affondano in appassionato apprendistato, e caratterizzato da un deciso cromatismo e da una figuratività elementare, primitiva, mirabolante, «infantile», che assume una leggerezza assorta, una vitalità arcana, dove i valori cromatici evidenziano senza prudenze la piena fisicità e l´incisività tagliente dei profili, tendono a complicare la visione, creando una dimensione onirica, una sorta di illusionismo freudianamente liberatorio, che è poi il leit-motiv di tutto il suo lavorare per cicli.

Boato, ecologista francescano, amerebbe certamente essere una creatura dell´aria, magari un rondine, così da potere unire - col volo - i suoi due mondi (pittorici) prediletti: il Nord e il Sud. Con la lunga suite delle Case danzanti, egli ci impagina davanti agli occhi un personalissimo grand tour. Sono paesaggi mentali visti a volo d´uccello, come nella celebre incisione rinascimentale di Jacopo de´ Barbari. In queste tele l´oleografia architettonica di città storiche e insigni come Trento, Padova, Venezia, Firenze, Barcellona assume l´aspetto di un vero e proprio «esploso» di piani e di prospettive, di un patchwork di testure pittoriche, in una sintassi ottica arbitraria, incongrua, espressionisticamente disarticolata, ma straordinariamente poetica e ilare, «addirittura vicina - come ben ha osservato Pietro Marsilli - ai "capricci" settecenteschi».

Nella serie de Il cerchio, la medesima disarticolazione e dislocazione visionaria ha per oggetto la figura femminile, che - nuda, come in certe malandrine modelle di Schiele - ostenta il sesso fra gambe lunghissime e slogate, quasi da insetto; lo stiramento anatomico, il biancore delle carni, il nero delle calze riduce questi corpi - stagliati su fondi come al solito cromaticamente accesi - a pure icone, a elementi di una pura ritmica compositiva.

Col ciclo dei Liuti, tiorbe e chitarre Boato affronta - dopo il paesaggio e la figura - il terzo grande canone di quella tradizione storica con la quale vuole caparbiamente confrontarsi: la natura morta. Anche qui, un´intavolatura per liuto o le corde d´una chitarra sono pretesti di base per disporre una geometria pittorica, come peraltro avviene nei Boschi, caratterizzati dalla rigida, serrata frontalità dei tronchi di betulla, ritti come pali in una rossa luce d´autunno.

La pittura di Boato, a olio o a pastello, è sempre una sintesi - mai un´antitesi - di natura e psiche, intesa non come deriva irrazionale moderna, ma secondo l´etimo greco e classico di psyché, l´anima, desiderosa di librarsi sull´oltreluogo delle forme, dei colori, dei segni. La pittura di Boato è un lucido atto della volontà, una strategia della mente che ascolta però il dettato del cuore.

Critico con se stesso quanto basta, Boato affida l´hic et nunc della sua intimità, la testimonianza della sua relazione dialettica col mondo a un sorprendente equilibrio degli opposti: una sintesi di ebrezza dionisiaca e di pensosità, di libido materica e di controllo razionale, di vitalismo e di studio; il tutto veicolato tramite colori elettivi e "difficili" come i rossi affocati, i neri densi, i bruni, le varie terre. Il colorismo sonoro di Boato si pone sulla medesima lunghezza d´onda dell´asserzione di Elias Canetti, premio Nobel della letteratura, secondo il quale «già solo per via dei colori sarebbe bello vivere in eterno»; la sua è una poetica emozionale del colore, propria dell´arte moderna, a partire da Kandinsky, dal Blaue Reiter, dalla matissiana Joie de vivre, capolavoro epocale che è, alla lettera, una danza di colori. Ne risulta un movimento di cromìe e di gesti che danzano dentro il quadro, come sulle note di un pentagramma celato. Così il nostro sguardo corre dentro e poi oltre il quadro, aprendoci nuove finestre sulla realtà, lasciando campo all´immaginazione e ai sentimenti.

I lavori di Boato presentano l´afflato unitario di un´unica opera mirabile e potente, vanno letti come le parti di un tutto, come le variazioni di una medesima perdurante partitura e temperatura sentimentale, come i documenti di un corpus in fieri. Ma sarebbe tuttavia riduttivo interpretare questa sua straordinaria produzione solo come un omaggio - che pur c´è - ai testi di riferimento dell´espressionismo europeo. La sua, infatti, è un´attenta e sensibile rivisitazione non solo della fonte primaria, ma anche e soprattutto del retaggio psicologico di quella straordinaria stagione, davanti al quale ogni scelta espressiva non sostenuta - come la sua - da un´autentica poesia potrebbe apparire acerba, velleitaria, imprigionata nell´impasse di un´eredità schiacciante.

Col suo lavoro forgiato su un cromatismo sonoro, Boato ci fornisce una riprova - oggi controcorrente - della regalità della pittura, capace di introdurci a nuovi modi di conoscere e di guardare, favorendoci sensazioni e percezioni inedite, secondo lo statuto della poesia e della bellezza, che è l´iniziazione al mondo del sogno e al sogno del mondo, l´incipit di una realtà della fantasia.
Domenico Montalto, luglio 2005


Di lui hanno scritto anche:
Chiara Accornero, Paola Azzolini, Felice Bonalumi, Ivana Buselli, Maria Luisa Caffarelli, Mariapia Ciaghi, Maria Ida Clementel, Mario Cossali, Antonio Cossu, Annalia Dongilli, Bianca Ferrigni, Elena Fontana, Vladimiro Forlese, Renzo Francescotti, Sergia Jessi Ferro, Annamaria Lona, Katia Malatesta, Sandra Mattei, Pietro Marsilli, Francesca Menna, Domenico Montalto, Brunilde Neroni, Ines Thomas, Marco Tomasini, Giorgio Trevisan, Gabriele Turola, Gigi Zoppello.


MATTEO BOATO
Il mio lavoro

La casa e la piazza come fondamento della socialità, ambiente intimo e allo stesso tempo aperto al dialogo e al confronto sono il fulcro concettuale di molti lavori che toccano vari centri italiani come Venezia, Burano, Trento, Rovereto, Padova, Verona, Feltre, Bergamo, Milano, Riva del Garda, Bologna, Gubbio, Firenze, Siena, Lucca, Pitigliano, Sorano, Roma, Loreto, Mantova, Vigevano, Parma. La prima parte di questo volume raccoglie l´ultimo stadio di una ricerca iniziata nel 1999 su nuclei antichi che ha dato vita a serie titolate "Le Case danzanti", “Cielo di Tetti”, “La Piazza”. L´intento di questo percorso è di scoprire l´anima della città, indagando case, facciate, porte e finestre che si affacciano sul loro cuore medioevale. Impregnati degli umani umori, questi edifici conservano impresse nella loro materia costruttiva le storie delle persone le hanno abitate e il senso del loro agire. Un richiamo verso le nostre radici, verso un mondo fragilissimo in continuo pericolo di scomparsa. L´aggettivo "danzanti" relativo a questa serie, non ha solo connotazione gioiosa, ma si può collegare al tema delle danze macabre, affascinanti affreschi gotici nei quali l´apparire della morte nei festini di donne e cavalieri richiama alla precarietà dell´umano. Ma sono soprattutto case in cammino, che vorrebbero volare, danzare la loro storia; aggrappate alla roccia e al tempo, come tessere di un raffinato mosaico.
Questa serie di tele ancor oggi alimentata e viva è seguita da altri insiemi di lavori che escono dal nucleo urbano, incentrati sul territorio aperto, sul paesaggio rurale, su piccoli agglomerati urbani o casolari isolati, su borghi marini, dai titoli “Cielo di Campi”, “Plenilunio”, “Terra”, “Acqua”. Nel catalogo sono presenti anche olii appartenenti ad una serie dal titolo “Insogno” che, come fotogrammi, presentano l’intimità di una coppia, ai cui piedi, alludendo ad uno stile cartellonistico, ho posto estratti di poesie italiane e straniere. Il tentativo-gioco è di sovrapporre razionalità e istintività, testa e cuore, nella stessa dimensione, nello stesso spazio visivo.

Vivo il dipingere come fosse un diario, un continuo raccontare la mia vita. Dipingo prevalentemente su tela o legno e ultimamente su ceramica, quello che mi suggestiona, quello che vedo di accattivante dal mio vascello in volo sul mondo, quello che amo, come un´autobiografia. Per rincorrere sogni, per dare vita alle persone o agli ambienti che desidero toccare, con i quali voglio interagire. Una semplice e primaria necessità di espressione; un´esigenza di raccontarsi e di raccontare. La serie sui centri storici e sui paesaggi rurali presenta un´altra caratteristica: la presenza-assenza dell´uomo nelle varie tele; in parte dovuta al fatto che le umane storie sono espresse esclusivamente attraverso il colore; in parte dovuta alla speranza che nel futuro l´uomo si meriti davvero uno spazio sulla terra e si crei un mondo più felice, operoso, onesto, pulito, rispettoso e colorato.
Ho incontrato la pittura da bambino e continuo ad essere bambino in questo. Era a quel tempo innanzitutto adatta, in quanto tecnicamente semplice, a rendere vivi pomeriggi solitari e lunghe estati in montagna. Un mezzo espressivo che tuttora considero il più adatto al mio fare, perché il segno si espleta hic et nunc, esce direttamente dall´io, dallo stomaco senza intermediazioni tecniche che filtrino o addirittura condizionino il procedimento creativo e richiede inoltre mezzi di supporto poveri, ma durevoli. Il "bello" della pittura è la sua capacità comunicativa e vedo una stretta relazione tra opere pittoriche e universalità del messaggio celato dietro composizione e campiture di colore. Così quando finisco un lavoro che considero emotivamente positivo ho l´impressione di essere di fronte ad un déjà vu. Per chi guarda, la tela è un punto di vista, una finestra sul mondo che sta dietro le cose e gli uomini. Per me che ne faccio uso è un luogo mentale, anzi è proprio la mia mente, il mio cielo.

Matteo Boato, 2010

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