Biografia di Ben Peretti

Beniamino Peretti nasce a Negrar (VR) il 18/08/1964 è residente a Bardolino (VR).
Diplomato al Liceo Artistico Statale di Verona, diplomato all’Accademia G. Cignaroli di Verona il 07/07/89, premiato al corso “Disegno per 21 Giorni” alla Fondazione Ratti di Como nel 1990, abilitato all’insegnamento alle medie superiori, iscritto all’Albo insegnanti, insegna per alcuni anni al Liceo Artistico e all’Istituto d’Arte N. Nani.
Da circa un decennio si dedica alla decorazione a tempo pieno, continuando la tradizione di famiglia iniziata dal bisnonno Nicola.
Numerose opere di decorazione e Trompe l’Oeil si possono vedere in cantine, alberghi, ristoranti e case private.
Inoltre si occupa di arte contemporanea lavorando ad opere di medie e grandi dimensioni esponendole in diverse mostre personali e collettive.


Principali Mostre:

Boulev’Art di Nimes Francia 1987
Palazzo Gelmetti Bardolino 1990
Fra Giocondo Verona 1990
Società di Belle Arti Verona 1991
Dogana Veneta Lazise 1991
Boulev’Art di Nimes Francia 1992
San Giorgeto Verona 1993
Galleria Cortina Milano 1999
La Disciplina Bardolino 2004
Numerose partecipazioni a svariate mostre collettive


L´opera di Beniamino Peretti non si nasconde.
Non teme di essere figurativa. Ed ha ragione. Quando Husserl aveva abbondantemente spiegato che ogni realtà è fenomenica, quindi simbolica, nacque la più insipida delle polemiche fra astrattismo e figurativismo come se un paesaggio di Corot fosse meno astratto di una geometria di Sol LeWitt.
Sempre prodotti mentali levitazioni, trasfigurazioni. Il filtro sta nella mente umana.
Peretti dipinge così, figure umane, immerse in un magma di materia.
Ama certi ritrovamenti fortuiti dove il corpo del defunto, riparato dall´aria, dalla mancanza di umidità, dall´asciuttezza della terra lo si ritrova intatto dopo tanti e tanti anni.
Tema dunque catacombale, archeologico, come da scavi nella terra dei morti. Dove la morte rappresenta la massima valorizzazione della vita Comunque stiano le cose, la vita senza la morte diventerebbe addirittura invivibile.
Noi siamo la nostra caducità. Quindi questi lavori risultano appunti, in formati abbastanza notevoli, di riflessioni sulla precarietà.
Lo stato umano, come oscillante fra essere e non essere, parvenza d´essere e ricordo di una esistenza ormai disseccata come avviene per certe mummie. Forme umane, ristrette nelle loro forme a clessidra, toraci trapezoidali, corpi trovati come calcificati, essiccati dalle lave incandescenti, cadute intorno che hanno reso l´aria irrespirabile ed i corpi privi ormai di linfe, dolcemente distesi su di un eterno, tranquillo. definitivo sudario.
Come racconta la Bibbia, il corpo ( soma ) viene dalla terra ed alla terra ritorna. Ed è preferibilmente con le terre che Peretti lavora.
Terra di Siena, ocra, giallo rossastro, limonite, terre bionde, fulve, cere, zafferano spento, rossiccio, marroni, paglierini, colori di legni chiari, mattoni cotti.
Figure dalle fisionomie imprecisate acefale e, alle volte con teste piccolissime. Cioè ogni quadro si risolve in una specie di scoperta, sempre con questa figura silenziosissima, fuori da ogni spaziante e temporalità, immersa nella sua ceramica ( uso la parola come i Greci ) originale.
La figura campeggia come in un teatrino geologico come certi pesci, foglie e altre, rinvenuti fra fogli di pietra a Bolca o altrove e svelate da abili colpi di martello a separare le pagine di questi libri preistorici. Vengono in mente gli scavi di Pompei ed i graffiti e segni paleocristiani nelle catacombe: tutto un recupero del tempo perduto, del transito eppure della presenza costante e incombente dell´uomo pensante, inventore, esploratore, rivelatore, analizzatore, scopritore di se stesso, dei linguaggi, delle rappresentazioni, dei racconti e delle saghe antiche e moderne.
Peretti con queste " ombre " umane, fa ora la professione del pittore sicuro che da questa indagine potrà anche passare ad altro ma sempre con l´uomo, la figura umana come: " Oscuro oggetto del desiderio ".

LUIGI SERRAVALLI

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