Biografia di Davide Danesi

Nato a Volta mantovana il 4 luglio 1973, la formazione artistica avviene presso l’Istituto Statale D’arte di Guidizzolo (MN), dove ha la fortuna di imparare ed apprendere le diverse tecniche grazie agli insegnamenti di maestri ed artisti affermati come Cermaria per la scultura, Filippini per il disegno, Bertagna per la pittura, il tutto dietro la direzione di Edoardo Bossoli.
Diplomatosi nel1992 prosegue gli studi presso il DAMS di Bologna che purtroppo non avrà la possibilita’ di ultimare.
La passione per l’arte rimarrà in ogni modo molto forte, soprattutto per la pittura che a tuttora riesce a coinvolgerlo e stimolarlo, solo da alcuni anni ha cominciato a dipingere con una certa regolarita’ usa acrilici e smalti ma anche oli e acquerelli.



PRESENTAZIONE

Qualcuno disse che:”L’amore è stare con qualcuno che ti racconti qualcosa” e la necessità di comunicare è l’imput che induce Davide Danesi a proporre le sue opere che, ancorate all’ Optical Art ,certamente rammentano eventi artistici degli anni Sessanta e Settanta .
Basti citare per la vicenda dell’Arte Cinetica e Programmata in Italia i gruppi T ed N, rispettivamente a Milano e a Padova (1939), e per fare qualche nome Bruno Munari (Milano 1907-1998); Enzo Mari (Novara 1932).
Vedere non serve a niente se non ci induce a pensare :è l’assioma del capitolo artistico di D.Danesi, le cui opere, mentre sfuggono alla titolazione , elaborano strutture architettoniche che appaiono mutevoli o addirittura mobili, che si librano su campiture di colori primari (a volte toni caldi , a volte freddi).V’è anche il colore “medio”: e la matrice è Pop; si cita nel contempo Victor Vasarely per un verso, Max Bill per un altro.
Nella sperimentazione più recente ritrovi acrilici senza titolo su tela, per lo più strutture tridimensionali , accese da variazioni cromatiche.
Il risultato è la visualizzazione di onde cinetiche che trafiggono la tridimensionalità , mentre il cromatismo spesso spiritualizzante in MA6 (2002) ,MB2(2002) adduggiano nel fiammato il tracciato del geometrizzante e dell’assoluto mentale e sono il punto di partenza non d’arrivo del fruitore dell’ opera.
Quest’ultimo, di fronte ad opere “aperte” ,come in queti casi, di fronte ad esperienze che si imprimono nella retina picchiettando, svegliando l’essere in piccoli spostamenti emotivi , se no autocelebrativi vede decantarsi un nastro di analisi che interessano l’io, appena l’artista si nasconde e tramonta nel mare dell’essere,dove la variazione di senso è continua.
Il modulare mentale preferito (l’esemplare) è il cubo e la voce cromatica ci pare possa essere quella di Carmen Martín Gaite (Salamanca 1925-2000) quando in una lirica :”Giaculatoria”, dice:

"...Getta i tuoi toni nel giorno
come in un falò e spera,
che ciò che arde non si perde.
Mi scaldo nei tuoi colori.
Ancora ti restano bagliori
d’arancio e già sei il verde
con una stria di rosso
e di turchese un’altra stria.
La tua confusione è la mia
E nel mio specchio la raccolgo.

...E non sentirti costretto
solo al bianco e al violetto,
e non farti trasparente,
semplice e privo di sostanza
come ti vuole la gente.
Tu asseconda il giorno,
ancora v’è chi ascolta e chi sente
il passato ed il presente."

Il visibile di tutti gli interventi artistici di Danesi possono riferirsi a quell’arte detta tout court “ghestaltica” frutto quindi di immaginazione, sogno di interrelazioni fra progetti architettonici nella luce del razionale, corretti da ombre taglienti di un inconscio , e il reale abitabile dell’homo faber.
È così che il riverbero e la frammentazione cromatica si frangiano di tagli estetici, fra planimetrie ed alzati che guardano al segno.
Allora, muovile tu queste strutture, dà loro un senso, fa’ che esse trovino la vita , e un loro spazio.

Gaetano Adamo Cordioli
Valeggio sul Mincio, 05/2003


ARTE VISUALE, OP ART, ARTE PROGRAMMATA E CINETICA

“ Cenni storici”

L’arte visuale, fondata sulle esperienze ottico-percettive, assume forma di movimento artistico verso la metà degli anni Cinquanta.
Si manifesta in particolare nella connotazione di “Arte programmata” – definizione, con “Opera aperta”, di Umberto Eco (secondo cioè una programmazione che rifiuta, anche se non sempre, in assoluta, la casualità) – che, con l’intervento dello spettatore o dello stesso autore, può modificarsi secondo un “Programma” stabilito, assimilandosi all’arte cinetica.
La Op art ( Op/tical Art, contro Pop/ular Art) si proponeva di far confluire, assieme al fattore ottico – percettivo, le esperienze cinetiche e visuali sulla base di una struttura che accanto alla regola, alla razionalità del programma, accetta la casualità, l’imprevisto, l’aleatorietà che le correnti irrazionali del dopoguerra, primo l’informale, avevano riscoperto.La “Programmazione” prevede, infatti, una trasformazione formale che si compie in uno svolgimento temporale relativo e parzialmente indeterminato.
Si muove dunque, su un piano in cui convergono la componente percettiva, la ricerca scientifico-sperimentale e la tecnologia avanzata.
L’arte visuale, programmata, cinetica si esprime spesso in lavori di gruppo; anche, per altro, con molti casi di operazione individuale. Tra gli italiani il gruppo T di Milano, preceduto e in certo senso preannunciato da Miriorama e da Azimuth, il gruppo Enne di Padova, il gruppo MID di Milano; in Spagna opera l’Equipo 57, in Francia il GRAV, a Düsseldorf il gruppo Zero.
Come scriveva Fontana, presentando a Milano il gruppo T nel ’61, ci si propone di accrescere la conoscenza attorno al ruolo della visione, di educare e sviluppare la percezione ottica ( o visiva), di allargare i settori nei quali le nuove ricerche sperimentali possono trovare applicazioni anche pratiche.
Molti artisti e gruppi di questo settore, si riunivano negli anni ’60 nel movimento promosso da Gerstner di Nouvelles Tendances, che prendeva le teorie già proposte da Vasarely, per cui la nozione di movimento è legata all’illusione di spazio e al concetto di “ Nuova città geometrica, politica e solare “.
“L’opera agisce sull’apparato psicofisico percettivo e non sulla base psicologica e culturale dello spettatore.
Lo spettatore non è invitato alla contemplazione, alla considerazione passiva, ma deve prendere parte attiva allo svolgimento dell’opera…nasce uno svolgimento visuale cinetico complesso che dipende dall’azione dello spettatore…”.

Esposizioni:

.kaotik age (collettiva ,s.Biagio, MN, 2000)

.kaotik age (collettiva, s.Biagio, MN, 2001)

.Goito MN (collettiva presso la torre civica,2001)

.Asola MN (collettiva preso la sala consigliare del comune,2002)

.New York (partecipazione all’art expo,presso lo Javits Convention Center 2002)

.Premio Suzzara(partecipazione alla sez. libera , 2001)

.Suzzara(partecipazione al concorso “Arte in arti e mestieri”, 2001)

.Premio Suzzara (partecipazione alla sez. libera, 2002)

.collettiva “arte in arti e mestieri” scuola di arti e mestieri, Suzzara (MN) giugno 2002

.Emocromatica Raziocinetica (collettiva presso la galleria “Camaver Kunsthaus” di Lecco, 2003

.in-citare (collettiva presso villa Magnaguti di Cerlongo, 2003)

.personale “suggestioni plastiche” caffè borsa (MN)gennaio 2004

.collettiva Noneart “Art expo” Sottotetto della caserma d´Artiglieria di Porta Verona
Peschiera del Garda - novembre 2005

.personale ristorante/gastronomia “al volo” Stanset,( east london), LONDRA 12/01 – 15/02 2007


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